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Pedrengo

Pedrengo, insediamento attestato per la prima volta in un documento del 1051, sotto la dominazione di Venezia sviluppò un’economia agricola, con gran parte della popolazione impiegata come mezzadri nei vasti possedimenti terrieri dei conti Sottocasa. Numerosi gli edifici di pregio architettonico presenti a Pedrengo; tra quelli religiosi spicca la chiesa parrocchiale, intitolata a Sant’Evasio, costruita tra il 1904 e il 1917. Accanto alla parrocchiale sorge una cappella, dedicata al medesimo santo, eretta nel Novecento sui resti di quella cimiteriale, quattrocentesca, intitolata ai Santi Rocco e Sebastiano.

Altri edifici religiosi sono la seicentesca chiesina dei Morti e, su un promontorio, la chiesetta della Madonna del Buon Consiglio, anch’essa risalente al XVII secolo e, come la precedente, costruita a seguito del contagio di peste del 1630.
Tra i palazzi signorili spiccano villa Berizzi e villa Frizzoni. La prima, ubicata sulla riva del fiume Serio, è un piccolo complesso sorto su un castello del XIV secolo e successivamente trasformato sino al primo Novecento, quando assunse l’attuale aspetto. La seconda fu una sontuosa villa neoclassica del Settecento, della quale rimangono solamente la facciata e il parco, essendo stato l’interno trasformato a partire dal 1928, a seguito della destinazione d’uso del complesso a preventorio antitubercolare per bambini; la facciata risulta divisa in tre parti, di cui quella centrale con quattro colonne poggianti su piano terreno bugnato e timpano triangolare. Un terzo palazzo di prestigio è villa Sottocasa, considerato uno degli esempi più genuini di architettura settecentesca in provincia di Bergamo; l’edificio, con pianta a “U”, si caratterizza per una maestosa facciata, racchiusa fra due ali avanzate, scandita da lesene e impreziosita da un portico a doppie colonne.
Pedrengo conserva un cospicuo numero di edifici dagli spiccati caratteri tipologici rurali, i cosiddetti “stall”, dagli ampi cortili ove si svolgeva gran parte dell’attività agricola legata alla lavorazione dei prodotti della terra. I cortili erano chiusi dai corpi di fabbrica e da alti muri con funzione riparatrice. La tessitura muraria di molti degli edifici rurali del paese era realizzata ad opus spicatum, ovvero utilizzando i ciottoli stondati presenti nell’alveo del fiume Serio, sapientemente disposti a spina di pesce. Sovente questi grandi fabbricati a corte si caratterizzavano dallo stabile adibito ad abitazione padronale e dalle pertinenze (stalle, fienili, case dei coloni, ecc.), secondo una composizione assai diffusa nell’alta pianura bergamasca. L’abitazione principale, a sua volta era sovente dotata di porticato - in alcuni casi ad archi su colonne, in altri ad architrave su pilastri. Al piano terreno si trovavano la cucina e gli ambienti di soggiorno, al primo piano si trovavano generalmente le stanze, mentre al secondo piano insistevano i “solér”, spesso alti e arieggiati.
Esternamente al centro storico di Pedrengo, ubicate nella campagna, sono numerose le presenze architettoniche di rilievo. Tra queste, alla frazione Palazzo, oggi inserita in una vasta zona industriale, sorge una dimora signorile di origine basso medievale con quattro torricelle circolari situate in corrispondenza dei punti cardinali. Altri edifici degni di nota sono l’ottocentesco palazzo Donadoni, residenza dei nobili De Gout; il caseggiato Belotti, costituito da una vera e propria villa padronale con torre delle passere e da una pertinenza colonica; il cosiddetto “castel” (castello), sorto probabilmente in epoca romana a servizio del passaggio obbligato sul ponte di Gorle, poi trasformato in residenza rurale e del quale si conserva ancora una torre. Degno di rilievo era anche il palazzo dei conti Mina-Bolzesi, di origine medievale, ricostruito nel XVI secolo e purtroppo demolito negli anni Settanta del XX secolo.

Per ulteriori informazioni si rimanda al sito del Comune di Pedrengo